Nadia Toffa, la parrucca e gli altri malati: la scelta di raccontare un tumore

«Non mi devo vergognare di quella che indosso, perché questa è una parrucca». Avrebbe potuto non dirlo, l’altra sera, Nadia Toffa. Anche perché, come ha poi aggiunto, quei capelli biondi e scalatissimi «sono più belli dei miei». Nessuno se ne sarebbe accorto, insomma. Ma la conduttrice, tornata alle Iene dopo il malore del 2 dicembre, ha rivelato non solo di aver avuto un cancro, ma anche questo dettaglio, spiegando di essersi sottoposta per due mesi a chemioterapia e radioterapia. Un percorso faticoso, che è terminato da pochissimo, ma che ha voluto comunque condividere subito pubblicamente, «perché ho ricevuto tanto affetto e perché credo non ci sia niente di cui vergognarsi».

Condividere ti rende più grande, diceva Jim Rohn, tra i più popolari motivatori americani. «Quando qualcuno condivide, tutti vincono». E deve esserci anche questo nel perché molti personaggi famosi decidano di raccontare tanto a fondo il loro rapporto con la malattia. Guerrieri – come ha definito Toffa chi combatte contro i tumori, come ogni altro grave problema fisico – che scelgono di svelare al mondo la loro battaglia più intima, anche quando ancora non sanno se davvero l’hanno vinta. Perché se c’è stato un tempo in cui un corpo non perfettamente sano era da nascondere – specie da chi con l’immagine di quel corpo ci lavora, come nello spettacolo -, poi è arrivato quello in cui la lotta contro un male veniva sì svelata, ma solo quando il lieto fine era garantito, dopo che cioè era stata vinta (come ha fatto anche una giovanissima come Selena Gomez, parlando del suo tumore dopo esserne guarita, nel 2015).

Perché l’esempio di Nadia Toffa fa bene ai malati di tumore

Ora, non è più così. Non è detto che lo sia. I social network e la quotidianità delle esistenze – anche famose – che raccontano, hanno eroso quella riservatezza, quel pudore misto a imbarazzo che avvolgeva la malattia, riportandola alla voce delle cose che possono capitare a tutti nella vita. Una dimensione sociale che non è solo normalizzazione della malattia (Toffa ha proprio chiesto questo: «Tanta normalità». E non quella sorta di «delicatezza che si ha verso chi sta curando un cancro»), ma anche un messaggio di speranza oltre che una carica data dal supporto di un pubblico potenzialmente sterminato.

È di pochi giorni fa la scelta di Nicola Mendelsohn, 46 anni, top manager di Facebook, di rendere noto il suo cancro (per cui ancora non esiste cura). «È dura ammettere che ci sono cose che non puoi controllare», ha detto parlando del linfoma follicolare. Una battaglia incerta e dolorosa, che ha fatto diventare pubblica proprio attraverso Facebook, dove continuerà ad aggiornare chi la segue. «Io non sono la mia malattia», aveva invece dichiarato Emma Bonino nel 2015, parlando del suo cancro ai polmoni. Ha raccontato di questo «signore» chiamato tumore, «antipatico e maleducato perché non lo avevo invitato ad abitare con me». Si è mostrata durante la sua battaglia, ammettendo anche, alla fine, di essere provata «dagli strascichi» di quel coinquilino, anche dopo che se ne era andato.

Lamberto Sposini, su Instagram, mostra la sua nuova vita dopo l’ictus del 2011 mentre Shannen Doherty, attrice di un cult generazionale come Beverly Hills 90210, per quasi un anno ha pubblicato le foto della sua lotta contro il tumore. Un film della malattia che ha incluso tutto: la preoccupazione, la paura, il dolore dell’attrice. E il terrore, vero, in attesa degli esiti degli esami. Ha svelato il suo corpo provato dalle cure, mostrandosi senza capelli, lontanissima dalle immagini glamour degli anni Novanta. E così ha fatto anche un popolare volto tv come la ballerina e giudice di Ballando con le stelle Carolyn Smith. Ne hanno parlato: non dopo, ma durante. Come Kylie Minogue, nel 2005, con il suo cancro al seno. Nel 2009 invece non sono stati i social network ma un documentario, Farrah’s Story, a mostrare ogni aspetto della lotta contro il cancro di Farrah Fawcett. L’attrice è morta poco dopo la messa in onda della sua agonia, il 25 giugno di quell’anno. FONTE: https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/nadia-toffa-la-parrucca-e-gli-altri-malati-la-scelta-di-raccontare-un-tumore/ar-BBJ3Rt2?li=BBqfWMR

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