La cooperativa sociale Etnos alla Camera dei deputati con i progetti Equo Dress e Restart

Domani, 25 novembre, si celebra la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani. In questa giornata è fondamentale l’organizzazione di eventi per aumentare la consapevolezza sull’ importanza di temi come la salute, l’ambiente e i diritti umani.

La violenza contro le donne rappresenta, infatti, un importante problema di sanità pubblica, oltre che una violazione dei diritti umani.

La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.

Alla Camera dei deputati l’intera giornata del 25 novembre sarà dedicata anche a realtà che si occupano delle donne vittime di violenza come la cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta.

Raccontare la propria esperienza di dolore e anche la determinazione con cui si può tornare a rinascere per dimostrare agli altri che la violenza si può e si deve vincere. E’ questa la sfida a cui si sottoporranno le donne della cooperativa sociale protagoniste della giornata clou promossa dalla Camera.

Durante la manifestazione, organizzata dal vicepresidente di Montecitorio, Giorgio Mulè, in accordo con il presidente Lorenzo Fontana, a partire dalle ore 18 potranno entrare alla Camera cittadini comuni che, divisi in 6 gruppi, ognuno di 35 persone, faranno una visita del Palazzo, che si concluderà in Aula. Una volta seduti ai banchi dei deputati, i visitatori potranno ascoltare la testimonianza di una delle tre vittime di violenza che, grazie alla cooperativa Etnos, ha deciso di raccontarsi e di spiegare come si può superare il trauma costruendosi una nuova vita. Ognuna di loro indosserà un vestito realizzato, con tessuti riciclati, dal laboratorio sartoriale di Etnos, chiamato “Equo Dress” che produce il brand “Femminissima”, un progetto voluto dal fondatore della cooperativa Fabio Ruvolo.

I progetti Equo Dress e Restart! e l’operato della coop. saranno, quindi, presentati in sei incontri con i rappresentati dei progetti, Maria Grazia Roccella, Stefania Meli, Silvana Torrente, tre giovani donne vittime di violenza (due saranno accompagnate dai loro figli) e con il presidente Fabio Ruvolo che saranno preceduti da altrettante introduzioni di alcuni deputati.

Restart! è un progetto di agricoltura sociale che vede protagoniste donne vittime di violenza e coinvolte in un percorso di riscatto economico e sociale attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro. Difatti, i prodotti coltivati all’interno del progetto Restart! vengono commercializzati mediante il marchio Fattoria Rosanna e contribuiscono ad alimentare il commercio equosolidale di cui Etnos è promotrice.

Equo Dress, è un progetto di sartoria sociale che vede protagoniste donne vittime di violenza coinvolte nell’arte dell’upcycling.

“Un appuntamento impossibile da perdere, a questa piaga che attanaglia la nostra società bisogna dire basta in ogni modo possibile. Noi lo facciamo attraverso il nostro operato giornaliero – spiega Fabio Ruvolo -. Le donne ospiti delle nostre strutture, che partecipano ai nostri progetti, hanno il loro riscatto morale, sociale e lavorativo. Altre non hanno la possibilità di accedere a progetti come i nostri perché le loro vite vengono stroncate da chi dovrebbe invece accoglierle e amarle. Sono 105 quest’anno le vittime, è inaccettabile. Dobbiamo trovare un modo per permettere alle donne che subiscono violenza di accedere più velocemente e in maniera più capillare possibile ai percorsi che consentano loro di uscire dalle realtà nelle quali si trovano, come forme di collaborazione tra istituzioni, imprenditoria, centri antiviolenza e forze dell’ordine”.