WWF, nel primo mese oltre 700 chilometri di colo per “Lillo”. L’aquila liberata a marzo in provincia di Caltanissetta

Lillo è l’aquila di Bonelli che il 22 marzo scorso è tornata a volare, libera, nei cieli della Sicilia. Il rapace, a causa delle lesioni traumatiche procurate dalla fucilata di un bracconiere, aveva trascorso 18 mesi, tra interventi chirurgici e cure riabilitative, inizialmente presso il Centro di recupero CTS di Cattolica Eraclea (AG) e poi presso il Centro Regionale di Recupero Fauna Selvatica LIPU di Ficuzza (PA), dopo essere stata recuperata a Licata dagli attivisti del WWF, alla fine di settembre 2016. Data la gravità delle ferite subite a causa della fucilata, inizialmente si riteneva quasi impossibile il suo ritorno in natura.

Il giorno prima della sua liberazione avvenuta nelle campagne della zona sud del Nisseno, Lillo era stato dotato di un trasmettitore GPS/GSM satellitare applicato da uno dei maggiori esperti europei impegnati in questo tipo di operazioni. Dal momento del rilascio la sua attività è stata quotidianamente registrata e monitorata dai ricercatori incaricati dal WWF Italia, nell’ambito del progetto LIFE ConRaSi. I dati ricevuti, oltre a fornire informazioni significative sulle abitudini e preferenze di questa specie in Sicilia permettono, in caso di problemi, di recuperare tempestivamente l’animale.

VIDEO DELLA LIBERAZIONE: https://youtu.be/Q-88gbRx8vo

Massimiliano Di Vittorio (Ecologia Applicata Italia), che da anni monitora e studia la popolazione di Aquila di Bonelli in Sicilia, analizzando i dati trasmessi dall’aquila dice: “Lillo in un mese ha coperto in volo una distanza superiore a 700 chilometri spingendosi oltre i 2000 metri di altitudine, frequentando i territori delle province di Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo e Agrigento. È un ‘giovane’ molto attivo, come dimostrato dalla sua capacità di spostamento e dalla perlustrazione di un vasto territorio. I dati provenienti dalla telemetria satellitare confermano che l’animale è in ottima forma e che il lavoro svolto dai veterinari dei Centri di Recupero Fauna Selvatica siciliani ha prodotto un risultato eccellente ed importante, sia per l’individuo ma anche per la conservazione della popolazione”.

L’aquila di Bonelli infatti è una specie che, in Italia, si riproduce solo in Sicilia. Qui si concentra il 100% (circa 40) delle coppie riproduttive. Un numero così limitato e circoscritto all’interno dei confini dell’Isola si traduce in una grande responsabilità di conservazione da parte di tutti gli interessati locali: dalle Istituzioni preposte alla tutela della natura ai cacciatori, i centri di recupero, gli agricoltori, l’Università e infine le associazioni ambientaliste.

Per Antonio Pollutri e Gianluca Catullo (WWF Italia), rispettivamente responsabile e project manager del progetto LIFE ConRaSi “la Sicilia, custodisce innumerevoli unicità e rarità zoologiche, botaniche, ecologiche. Lo sforzo necessario per conservare questo patrimonio è notevole, ma non impossibile. Progetti come il LIFE ConRaSi, grazie anche al fondamentale sostegno dell’Unione Europea, rappresentano uno degli strumenti con il quale migliorare la situazione delle popolazioni di animali simbolo della Sicilia quali il capovaccaio, falco lanario e aquila di Bonelli e, con ciò, aiutare anche altre specie che con questi animali condividono l’habitat, alcune esigenze e abitudini di vita”.

Il LIFE ConRaSi (www.lifeconrasi.eu), sostenuto finanziariamente dalla Commissione Europea e realizzato in Sicilia, è un progetto promosso e coordinato dal WWF Italia e coinvolge attivamente la Regione Siciliana (Dipartimento Regionale Ambiente e Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale) e l’associazione spagnola GREFA. Il progetto interviene in Sicilia per migliorare lo stato di conservazione di tre specie in pericolo: Aquila di Bonelli, Lanario e Capovaccaio.

Il C.R.R.F.S. (Centro Regionale Recupero Fauna Selvatica) di Ficuzza lavora per per la riabilitazione della fauna selvatica siciliana (uccelli, mammiferi e rettili) in difficoltà e per la sua successiva reintroduzione in natura. Nasce nel 1996 come una collaborazione LIPU-Regione Siciliana (Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale dell’Assessorato regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea). Ogni anno il Centro soccorre mediamente 1.500 esemplari in difficoltà.

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