SiciliAntica: no, quel Caravaggio non deve lasciare Aretusa

Io scorso 24 giugno SiciliAntica era presente alla conferenza stampa indetta dal Mart presso la sala ipostila del Castello Maniace, a Siracusa, durante la quale ha ribadito il proprio giudizio negativo rispetto alle operazioni di prestito del Seppellimento di Santa Lucia. L’associazione era presente fra gli invitati al dibattito per via di una lettera che fra il 13 e il 14 giugno era stata spedita a Rovereto, raggiungendo diversi destinatari, fra gli organi dirigenziali del Mart e le figure istituzionali del territorio; una “lettera aperta di un’associazione culturale” in cui si raccontava l’idea di poter sostituire il prestito della tela aretusea attraverso l’utilizzo della tecnologia applicata ai beni culturali, ovvero facendo ricorso alla realtà immersiva e virtuale. Un appello, insomma,  alla possibilità di istituire un dialogo fra le parti, in cui fosse possibile dare voce anche all’associazionismo.

“Durante la conferenza stampa abbiamo espresso con chiarezza le motivazioni di un diniego, recitando uno degli articoli contenuti nella mission statuaria della nostra associazione: battersi per la tutela dell’equilibrio nel rapporto fra la Comunità e il suo Passato. L’importanza del legame intercorrente fra le comunità di riferimento e il patrimonio artistico con cui si condivide l’alveo urbano ci ha spinto e motivato ad accogliere e far nostra la sensibile e preoccupata voce che si è sollevata dalla società aretusea. Forse poco importa che sia una voce anche “non tecnica e informata scientificamente”. Noi riteniamo che in un paese come il nostro, ad alta vocazione culturale e con un patrimonio artistico fra i più ricchi, sia necessario curare e promuovere il senso di appartenenza culturale; uno dei primi passi fondamentali per il rilancio identitario delle città, in corsa verso una spersonalizzazione sempre più alienante. Il Seppellimento di Santa Lucia ai nostri occhi, concretizza quanto raccontato. E’ un’opera straordinariamente prossima alla comunità, capace di far provare un sentimento identitario, di appartenenza e in quanto tale, riteniamo sia doveroso da parte dei grandi attori culturali e politici  di tutti i livelli, ascoltare e comprendere. Abbiamo creduto nel dialogo e abbiamo “lavorato” perché potessimo interloquire de visu con i responsabili del progetto., poiché riteniamo che nulla si debba lasciare di intentato. Oggi, però, con la conferenza stampa alle spalle e con il racconto ancora fresco delle modalità con cui si prevede la partenza della tela, ricevuti i pareri dagli organi competenti, riconosciamo la necessità di iniziare un nuovo serrato confronto con i referenti cittadini, del mondo della cultura, con i nostri rappresentanti politici e con gli altri attori competenti del territorio. Tocca adesso alla comunità siracusana di andare oltre le minime differenze di approccio al caso per dimostrarsi ancora coesi nel raggiungere un comune obiettivo. Qualcuno ha ritenuto, sbagliando, che la “realizzazione della copia”, oggi in corso presso l’aula della Badia, sia una riposta esecutiva alla nostra proposta. Così come già espresso in un precedente comunicato alla stampa, noi non abbiamo ipotizzato la realizzazione di una “copia esatta” da esporre in assenza dell’originale, poiché questo era già previsto dal progetto del Mart. La nostra proposta di una esperienza esclusivamente virtuale da vivere a Rovereto, ha fatto riferimento alle molteplici esposizioni immersive che oggi caratterizzano le perfomances museali, italiane ed europee. Per meglio concretizzare quanto detto, ci piace ricordare l’itinerante VAN GOGH – THE IMMERSIVE EXPERIENCE oggi ancora allestita dentro la Basilica di San Giovanni Maggiore a Roma (https://vangoghimmersion.com/), e Le Quattro Visioni dell’Aldilà di Bosch tra realtà virtuale e realtà dipinta – Palazzo Ducale a Venezia. Un caso particolarissimo è poi quello di Mona Lisa: Beyond the Glass, creato in stretta collaborazione con il team curatoriale del Louvre, nell’ambito della missione del museo di trovare nuovi modi per raggiungere il pubblico sia all’interno sia all’esterno delle sue mura.

Poiché era chiaro, durante la conferenza, come tutte le decisioni fossero già state prese, abbiamo ritenuto doveroso lanciare una proposta che potesse guardate anche al futuro dell’opera: redigere un protocollo ufficiale, a firma del Fec, della Soprintendenza e dell’Arcivescovado, in cui in sostituzione della movimentazione dell’originale, venisse eseguita una scansione digitale dell’opera, utile non solo per lo studio e il monitoraggio, ma anche per la divulgazione futura nei contesti museali. Una garanzia perché alla fragile tela non venga più chiesto di viaggiare.

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