Sant’Elia tra professionalità e abbandono istituzionale. Gambino: “Grazie al personale, ma basta con la politica che soffoca la sanità”

Quella appena trascorsa è stata per me una settimana da paziente presso l’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Una degenza che mi ha permesso di toccare con mano la qualità delle cure e la professionalità del personale sanitario, che con grande dedizione e competenza assicura quotidianamente assistenza ai cittadini.

 

Medici giovani, infermieri, OSS animati da passione e spirito di servizio, coordinati da pochi ma validissimi medici senior ancora in servizio. Un’organizzazione che, pur tra mille difficoltà, riesce a offrire prestazioni di alto livello sia nei reparti – come la Pneumologia – sia in un Pronto Soccorso sempre più simile a un campo di battaglia.

 

Un ringraziamento sincero a tutto il personale, costretto a turni massacranti e spesso a lavorare in condizioni limite. Ma proprio da questa esperienza nasce una riflessione più ampia, che non può essere ignorata.

 

Il Sant’Elia è l’ospedale di riferimento per l’intera Sicilia centro-meridionale. Non può essere lasciato a se stesso, senza un’adeguata medicina territoriale a supporto, né con una dotazione organica insufficiente. È un errore strutturale che si perpetua da anni e che nessun proclama elettorale può mascherare.

 

Troppo facile, come ha fatto l’onorevole Michele Mancuso, sbandierare l’istituzione di qualche centinaio di posti letto universitari come la nascita del policlinico di Caltanissetta. Si è trattato, nei fatti, di una mistificazione. Un’operazione politica utile a coprire le inefficienze dell’attuale governance universitaria, in particolare di UNIPA, che ha usato il nostro territorio per rafforzare le cattedre a Palermo, lasciando Caltanissetta – e il suo consorzio universitario, da un anno e mezzo senza guida – in una posizione subalterna, se non coloniale.

 

È forse il momento di guardare altrove, verso UNIKORE, per costruire un’autonomia vera dell’alta formazione sanitaria nissena.

 

Nel frattempo, la realtà è che il nostro territorio è ostaggio di pochi potenti che lo gestiscono come un feudo, utilizzandolo per fini elettorali e talvolta per interessi ben più opachi. Lo dimostrano recenti inchieste, intercettazioni e arresti ancora sotto indagine.

 

Il DEA di secondo livello del Sant’Elia ha il potenziale per garantire sicurezza sanitaria a quasi un milione di persone. Ma servono atti concreti:

 

l’autonomia dall’ASP attraverso la trasformazione in azienda ospedaliera,

 

l’attivazione della chirurgia toracica indispensabile per il trauma center del centro Sicilia,

 

il disaccorpamento della Pneumologia,

 

l’istituzione dell’UTIN e della Breast Unit,

 

il rafforzamento della medicina territoriale con una vera Casa di Comunità,

 

la stabilizzazione del personale precario e nuove assunzioni fino al completamento degli organici.

 

 

Non possiamo continuare ad accettare che ogni campagna elettorale si trasformi in un festival delle promesse non mantenute. È urgente e non più rinviabile un gesto di rottura: buttare fuori la politica dalla sanità pubblica.

 

Ma al di là delle denunce e delle battaglie politiche, resta un doveroso ringraziamento a chi ogni giorno si prende cura della nostra salute, con serietà, sacrificio e senso del dovere. Senza il loro impegno, la sanità pubblica in Sicilia sarebbe già al collasso.

 

Roberto Gambino

Consigliere comunale di Caltanissetta

Componente della Conferenza regionale permanente per la programmazione socio-sanitaria in rappresentanza di Anci Sicilia