Santa Pasqua 2021. “Come…la solitudine di Cristo” l’opera di Guadagnuolo

In tempo di pandemia da Coronavirus, la più grande crisi pubblica del secolo, oltre la morte per Covid, la solitudine stabilita dal lockdown dilaga nelle persone, specie nel mondo lavorativo, culturale e spirituale portando problematiche nella salute della psiche umana e necessitanti urgenti e lunghe cure.

La sofferenza fisica, la malattia, la desolazione, la solitudine, sono come le piaghe di Cristo … Si è soli e ci si può sentire come abbandonati da tutti: le attese snervano e le frustrazioni aumentano. In attuale condizione di continua assenza, nondimeno, le vicissitudini di Gesù di Nazareth, con l’arrivo della Santa Pasqua rivelano un momento in cui un chiarore appare all’orizzonte.

Il chiarore si scopre in uno studio spirituale, quale l’artista indica tramite le sue incisioni: “…Guadagnuolo ha immaginato, per una trasposizione di sentimenti, una feritoia come di un carcere, e il Cristo paziente, coronato di spine e sostituisce il cappellano: il Cristo fu sottoposto al processo, fu dichiarato innocente da Pilato, e condannato alla croce… “ (Mons. Giovanni Fallani).

“…Poco dopo, ormai crocifisso e prossimo alla fine, Gesù lancerà il grido dell’estrema solitudine, rivolgendosi al Padre che sempre l’ha esaudito e lo abbandona invece proprio nell’ora suprema…” (Luigi Quattrocchi).

Guadagnuolo, attraverso Cristo dà così un’interpretazione originale cioè la presenza dell’isolamento umano caratterizzato in un tempo come questo: “Una tragedia esistenziale dispersa in questo mare travolgente. Attraverso questa feritoia Guadagnuolo racconta la solitudine di Cristo, all’accostamento personale dell’uomo, con una vita esente di prospettive ma con un barlume di luce che attraversa la feritoia. In questo momento l’uomo sofferente va aiutato a salvarsi tramite una concordanza di assistenze.  Sono gli aspirati “vaccini”, gli unici ad avviare una pur minima speranza. Ma verso quali orizzonti?

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