Pd, Zingaretti si dimette da segretario: “È uno stillicidio e il bersaglio sono io”

L’annuncio su Facebook: “Lo stillicidio non finisce. Da 20 giorni nel partito che guido si parla solo di poltrone e primarie mentre in Italia riesplode il Covid: me ne vergogno. Visto che il bersaglio sono io, lascio”. L’ex premier Letta: “Colpito e perplesso”. Delrio: “Ci ripensi”. Boccia: “L’assemblea lo confermi”.

“Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni”. Lo scrive su Facebook Nicola Zingaretti. “Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea nazionale (fissata per il 13 marzo, ndr) farà le scelte più opportune e utili”.

“Sono stato eletto proprio due anni fa – ha scritto ancora Zingaretti sui social – abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere. Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd”.

Una scelta, quella del leader dem e presidente della Regione Lazio, che ha colto di sorpresa i dirigenti e parlamentari del partito. Nessuno, spiegano diversi esponenti pd, era stato informato della decisione del segretario. Sicuramente, c’era molta attesa per l’Assemblea nazionale del 13 marzo: un appuntamento necessario per capire come affrontare le tensioni interne e la richiesta avanzata dalla minoranza di procedere con il congresso. (larepubblica.it)

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