Patrimonio Culturale. Zafarana (M5S): “In Sicilia circa 460 siti in pericolo. Musumeci riattivi la Carta del Rischio della Regione Siciliana”

“In Sicilia esistono 460 beni culturali che rischiano di essere spazzati via dalle frane. Dal 2009, anno della presentazione della Carta Sistema Informativo Territoriale Carta del Rischio della Regione Siciliana, questo prezioso strumento non è stato aggiornato e tantomeno sono state investite nuove risorse per implementarlo. Il Governo regionale doti l’Amministrazione Regionale di uno strumento fondamentale per la tutela e la messa in sicurezza dell’intero patrimonio culturale siciliano”. A dichiararlo è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana, che con una interpellanza, incalza il presidente della Regione Nello Musumeci a prevedere nuovi stanziamenti per aggiornare la Carta del Rischio e più in generale, nuovi interventi a tutela dei beni culturali in caso di disastro naturale. La deputata M5S ha richiesto la convocazione di un’audizione in Commissione Cultura all’Ars con la Regione e gli attori coinvolti. “La nostra regione – spiega Zafarana – conta sul proprio territorio, 5 siti culturali inclusi nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, 250 siti di interesse artistico culturale, divisi fra musei e gallerie, aree e parchi archeologici, monumenti e complessi monumentali e secondo il volume ‘Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio’ del 2018, curato da ISPRA, sul territorio della Regione Siciliana esistono 458 beni culturali a rischio frane. Ebbene, al momento della presentazione della Carta del Rischio, nel Novembre 2009, i beni censiti in Sicilia erano 10.178, le schede di vulnerabilità 2.500 e i Comuni oggetto di rilevamento 99. Appare assurdo che da allora non un euro sia stato investito per aggiornare questi dati e mettere nelle condizioni dell’Amministrazione Regionale di poter operare immediatamente in caso di calamità naturale. Il Sistema informativo territoriale (Sit) siciliano della Carta del Rischio del Patrimonio è stato chiuso nel 2010. Cioè non solo non è stato implementato, ma non è attivo. Non esiste più un’unità che gestisca il progetto né a livello centrale del Dipartimento Beni Culturali. In caso di dissesto idrogeologico, terremoto o attacco terroristico, operatori, soprintendenze e Protezione civile non possono più accedere alla banca dati online, dove, per esempio, cliccando sopra l’epicentro del sisma si apriva un ventaglio spaziale in cui era possibile individuare immediatamente i beni compresi all’interno della “buffer zone” di influenza sismica, consentendo, quindi, di intervenire in maniera mirata, stabilendo le priorità e gestendo al meglio le risorse. Per tali ragioni ho chiesto che la questione venga discussa con urgenza in commissione Cultura all’Ars” – conclude Zafarana.

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