Palermo, infiltrazioni mafiose nel commercio: quattro arresti e 13 negozi sequestrati

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure
cautelari emessa dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione
Distrettuale Antimafia – Sezione Palermo, nei confronti di 7 soggetti, di cui 2 in carcere, 2 colpiti dagli arresti
domiciliari e 3 destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione
fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare Cosa Nostra.
Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 5 società operanti nel settore
della vendita al dettaglio di capi d’abbigliamento, intimo ed accessori e dei relativi 13 punti vendita con sede a
Palermo, Cefalù e Favignana, oltre a un’autovettura nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo
di circa 5 milioni di euro.
Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – G.I.C.O. hanno riguardato le
attività di due imprenditori palermitani che, gestendo attraverso prestanome un articolato reticolo societario,
avrebbero posto in essere un complesso di condotte finalizzate ad agevolare e rafforzare gli interessi economicocriminali del mandamento mafioso di Pagliarelli.
Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini consentono di ipotizzare, in particolare, che uno degli indagati,
imprenditore di successo, abbia fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il “reggente” del citato
mandamento, già condannato per associazione mafiosa:

– sollecitando la costituzione, appena uscito dal carcere, di un’impresa edile cui sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita;

– procurando contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale;

– assumendo familiari dello stesso;

  • dopo l’arresto, elargendo somme di denaro ed altre forme di supporto economico durante il periodo di
    detenzione.

Tale condotta avrebbe permesso di rafforzare il potere dell’uomo d’onore sul territorio, consentendo di
conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte
l’assistenza alle famiglie dei detenuti, condizione imprescindibile per la sopravvivenza stessa di Cosa Nostra.
L’odierna operazione conferma il perdurante impegno della Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini
delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, per individuare i segnali di inquinamento dell’economia da parte
delle consorterie criminali mafiose e per aggredire i patrimoni illecitamente accumulati, a tutela dei cittadini e
degli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle norme.
Si evidenzia che il provvedimento in parola è stato emesso sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase
di indagine preliminare, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.