Morto Antonio Malecore, restaurò i gruppi sacri sancataldesi, il cordoglio dell’associazione Amico Medico

Sabato 16 gennaio 2021, all’età di 99 anni, se ne è andato Antonio Malecore, uno degli ultimi grandi maestri della cartapesta leccese. Nella sua bottega, per decenni, hanno preso forma “creature” artistiche bellissime, raffinate ed eleganti ma allo stesso tempo fortemente legate alle radici del territorio. La sua morte lascia un vuoto enorme nell’arte salentina, consegnandolo alla storia del territorio come uomo di irripetibile talento e valore. Intere generazioni di giovani hanno appreso, grazie a Lui, un mestiere nobile e geniale e la sua bottega ha formato numerosi autorevoli artisti tuttora attivi sul territorio, che hanno saputo fare tesoro dei suoi saggi insegnamenti confermando come la splendida città pugliese, sia ancora, oggi come ieri, la capitale mondiale della cartapesta.

Quando scompare un artista come Antonio Malecore non si piangono solo le sue formidabili opere, non solo la grande maestria nel modellare l’argilla, la straordinaria eleganza delle sue creazioni, ma anche le eccezionali doti di umanità, i valori di moralità di cui è stato dispensatore, l’umiltà e la professionalità con cui, nel retrobottega del suo regno, nel cuore artigiano del centro storico leccese, ha dedicato con passione e impegno un’intera vita all’arte scultorea.

E non è soltanto la comunità salentina a piangerlo. L’Associazione Culturale Giuseppe Amico Medico, ricorda quanto la città di San Cataldo sia indissolubilmente a Lui legata.

La Chiesa di Maria SS. della Catena, è impreziosita da un toccante simulacro del Cristo Morto e da una splendida Addolorata, entrambi commissionati, nel 1922, alla bottega artigiana Malecore dal rettore del tempo il canonico don Salvatore Lunetta, ma ciò̀ che lega, per sempre, l’Associazione e la città di San Cataldo tutta, all’immortale arte dei Malecore è, certamente, la realizzazione e il successivo restauro dei Gruppi Sacri sancataldesi, quei “Misteri” che ancora oggi, dopo un secolo, continuano a sfilare in processione nella mattinata del Venerdì Santo suscitando stupore, ammirazione, meraviglia.

Come riscontrabile anche nelle Vare sancataldesi, costruite negli anni venti del secolo scorso, un sobrio misticismo caratterizzava le sue opere sacre, proprio in questo campo egli si era specializzato, plasmando dalla materia prima ritratti di personaggi densi di pathos e sofferenza e con la stessa intensità è rappresentato lo sguardo in estasi dei santi, il loro anelito verso un mondo di purezza ascetica, mentre delicatezza e dolcezza mostrano le sue Madonne.

L’Associazione che ha l’onere e l’onore di custodire da oltre quarant’anni, le preziose opere in cartapesta dei Malecore, è ben consapevole che con la scomparsa di Antonio si chiude un’epoca. Ma avendo scritto una delle più importanti pagine della tradizionale arte della cartapesta sarà sua cura non disperderne la memoria.

Ciao Antonio, ciao Maestro. Che la terra ti sia lieve.

(Di seguito una breve storia della Bottega Artigiana dei Fratelli Malecore tratta dal libro “San Cataldo. La Città della Scinnenza e dei Sanpaoloni” di Claudio Arcarese)

A Lecce, ancora oggi considerata una delle capitali mondiali della cartapesta, l’età dell’oro di quest’arte fu la seconda metà dell’Ottocento, quando furono fondati diversi laboratori. Questi producevano, principalmente, figure rinascimentali e barocche riprodotte tra purismo e accademismo, con l’aggiunta, però, di un’umanità̀ che veniva dalla devozione popolare, dal pathos del popolo afflitto dalla miseria, che nelle “Passioni” e nelle “Addolorate” specchiava le proprie sofferenze e tribolazioni quotidiane. È così che la teatralità̀ meridionale sposava l’espressionismo dei colori accesi.

L’arte della cartapesta è antica di centinaia d’anni. È documentato il suo utilizzo già̀ nel 1500, quando si realizzavano in Italia le prime statue per le chiese, a sostituzione di quelle, più̀ costose, in legno e marmo. Lecce diventò ben presto patria prediletta per questo ingegnoso lavoro creativo, dando vita a numerose botteghe che spesso, prolungheranno la loro esistenza, attraverso diverse generazioni, nei secoli. Tra gli artigiani storici della città non si può̀ non citare Pietro Surgente (Lecce 1742-1827), famoso per aver creato un’infinità di statue di Cristi, che gli valsero il nomignolo di “Mesciu Pietru de li Cristi”. Sebbene non si abbiano notizie sulla sua formazione artistica, tutti gli studiosi sono concordi nel posizionarlo all’origine di tutta la gloriosa storia della cartapesta leccese, e poi Gaetano Guacci, classe 1897, un monumento vivente, che ha fatto delle sue opere d’arte un inno alla bellezza.

Ma tra i grandi dell’epoca d’oro della statuaria in cartapesta a Lecce, figura indubbiamente la famiglia Malecore. Il capostipite, Francesco Malecore, nacque a Lecce nei primi del XIX secolo e fu allievo prima di Antonio Maccagnani e poi di Achille De Lucrezi. In seguito iniziò a lavorare con i figli Giuseppe, nato a Lecce il 18 agosto 1876 e morto nel 1947, e Aristide, nato a Lecce il 6 novembre 1888 e morto nel 1954. Francesco morì a Lecce nel 1893 e i figli, rimasti orfani, diventarono allievi di Giuseppe Manzo e, in seguito, aprirono bottega nel 1898 a Lecce, al piano terra di Palazzo Vaglio in via XXV Luglio. Nel 1911, per volere del sindaco Pellegrino, fu assegnata loro una zona in Piazza delle Poste per impiantare un laboratorio di più̀ vaste produzioni dove, alla morte di Aristide, continuò a operare Giuseppe col figlio Antonio fino al 1958, anno in cui si spostarono in via degli Alami. La ditta era specializzata nella modellazione di numerose statue sacre che erano richieste in gran quantità̀ dall’Italia e dall’estero per la loro perfezione tecnica. La bottega di Antonio Malecore (Lecce, 1922 – vivente), sforna una sequenza impressionante di capolavori, fino al suo ritiro avvenuto nel 2010. Il suo stile inconfondibile ha dato una marcia in più̀ a un’arte che ha conservato per secoli lo stesso procedimento, gli stessi materiali: semplice carta, colla, lavoro manuale e fuocheggiamento a fiamma viva. (Guida alla Cartapesta Leccese – Caterina Ragusa – Congedo Editore, 1997).

I Malecore, nelle loro tre generazioni, hanno sempre manifestato uno stile essenziale nei panneggi e sobrio nei decori, al contrario di altre botteghe loro contemporanee che hanno ricalcato esempi barocchi o baroccheggianti. Le loro opere sono presenti, soprattutto, nelle maggiori chiese salentine, ma anche in musei, gallerie d’arte e collezioni private di tutto il mondo.

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