Italia Nostra Sicilia: “Discutibile la decisione di collocare la lastre scultoree borboniche nell’Aula Consiliare del Comune di Caltanissetta”

Come è noto, il Rotary Club di Caltanissetta e il Lions Club di Caltanissetta hanno sostenuto le spese per il restauro delle due peculiari lastre marmoree rinvenute, dai tecnici del Comune, nei locali dell’ex rifugio antiaereo di salita Matteotti. Le lastre marmoree rivestivano la parte frontale dei basamenti delle statue dei sovrani Ferdinando I e del figlio Francesco I di Borbone e furono realizzate dallo scultore neoclassico Valerio Villareale nel 1828. Le due statue erano posizionate in due luoghi diversi: una, dedicata a  Ferdinando I, in Piazza Garibaldi, denominata allora piazza Ferdinandea; l’altra, dedicata a  Francesco I,  davanti alla chiesa di Sant’Agata al Collegio. I due monumenti furono abbattuti durante i moti del 1848 ma vennero salvati i due basamenti, conservati negli spazi interni del Collegio dei Gesuiti. Successivamente furono custodite nelle sale dell’Ospizio di Beneficenza “Umberto I”. Dopo questo intervento, se ne sono perse le tracce fino ai nostri giorni. Di recente, dopo il loro ritrovamento, è stato deciso di collocare la scultoree lastre marmoree nell’Aula Consiliare del Comune di Caltanissetta. Le due lastre, su una delle quali è rappresentato lo stemma originario della città, intanto rimangono custodite nei locali al piano terra dell’edificio dell’ex Gil, dove sono state restaurate da Belinda Giambra, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza dei Beni culturali.

Indubbio è il merito di chi ha ritrovato le lastre marmoree, di chi le ha restaurate e le vuole esporre come pregnante testimonianza di un brano della nostra storia. Ad ogni modo, appare discutibile la decisione di collocarle nell’Aula Consiliare. Per due motivi. Le lastre borboniche, con i loro molteplici simboli, sarebbero collocate in una sede istituzionale in cui si esprimono la sovranità popolare, la piena libertà e il rispetto dei diritti dei cittadini. Ovvero in un edificio pubblico, Palazzo del Carmine, che è stato realizzato in età postunitaria e in un’Aula, quella del Consiglio Comunale, in cui l’immagine del “cane accovacciato”, chiaro simbolo di obbedienza e fedeltà della Città ad una monarchia assoluta, potrebbero suscitare quantomeno dubbi e perplessità. Se non sconcerto. Il secondo motivo è questo: l’esposizione nell’Aula Consiliare penalizza certamente la conoscenza, la fruizione della opere scultoree del Villareale, da parte dei cittadini nisseni ma anche di eventuali turisti, viaggiatori. Pertanto, non sembra la sede più adatta ad esporre, a valorizzare le lastre marmoree, di sicuro valore artistico, ma anche – indubbiamente –  rilevante, significativo documento storico della Città e del suo territorio.

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