Inchiesta “Halycon” – Lutri fuori dalla Massoneria, la radiazione decisa dal Sovrano

Si aggiungono nuovi passaggi investigativi sulla figura del deputato regionale Carmelo Pullara. Il mese scorso, in un occasione dell’arresto di alcuni boss agrigentini, i carabinieri avevano definito “sconcertante” il contenuto di una telefonata fra Angelo Occhipinti, considerato il capomafia di Licata, Raimondo Semprevivo e Angelo Graci. Mentre discutevano saltò fuori il nome di Pullara, presidente del gruppo parlamentare Popolari e autonomisti all’Assemblea regionale siciliana. Dopo la pubblicazione della telefonata Pullara si era dimesso dalla commissione regionale antimafia.
Occhipinti confessava di avere goduto “della compiacente disponibilità dell’onorevole Pullara”.
Nel blitz  emergono nuovi particolari. Il boss Giovanni Lauria per trovare un lavoro al figlio si rivolse all’onorevole, iscritto pure lui alla loggia massonica “Arnaldo da Brescia” di Licata il cui maestro venerabile è proprio Vito Lauria. “Carmelo… Carmelo sta cercando di sistemare una cosa … di Vito.. per renderla… o definitiva o quasi”, diceva Lauria senior. Nel 2017 il contratto di Lauria senior presso una società privata è passato da determinato a indeterminato.
La voce di Pullara è stata intercettata il mese scorso mentre chiamava Angelo Lauria, pure lui fermato  con l’accusa di essere un uomo d’onore riservato, componente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Sant’Angelo di Licata. Bisognava dare una mano all’“amico nostro”.  “La Banca Sant’Angelo sembrerebbe che il centralinista cieco che c’era in servizio – diceva Pullara – sta andando o è andato in pensione. Noi abbiamo un ragazzo che è iscritto nelle liste di disoccupazione … tra l’altro licatese, picciotto per bene… amico nostro …pulitissmi”.

Il 21 giugno 2019 Lauria contattava nuovamente Pullara richiedendo un intervento per la moglie.
“Ancora una volta, amaramente, constato di correre il rischio di finire nel tritacarne mediatico, pur non essendo in alcun modo coinvolto in una vicenda di cui non conosco nemmeno i contorni”. Ad affermarlo è l’onorevole Carmelo Pullara, capogruppo di Autonomisti e Popolari all’Ars. “Mi riferisco – aggiunge – all’operazione “Halycon”. Premetto di non essere massone e pertanto di non essere iscritto a nessuna loggia massonica. Vengo tirato in ballo da altri, pur non avendo alcuna contezza della vicenda in questione. Se questo è il prezzo da pagare per essere un uomo pubblico, comincio a pensare che sia un prezzo troppo alto”.

“Rilevo inoltre – aggiunge l’onorevole Pullara – che i dialoghi in cui si farebbe riferimento alla mia persona, risultano essere del luglio 2016, un periodo lontanissimo dalle elezioni regionali, che si sono tenute nel novembre del 2017, quando sono stato eletto all’Ars. E nessun incarico pubblico ed elettivo rivestivo in quel periodo”.
“Ribadisco – conclude il deputato regionale – di essere assolutamente sereno, considerata la mia totale estraneità alla vicenda in questione, e fiducioso nell’operato della magistratura. Ribadisco l’assoluto rispetto delle istituzioni, tanto da essermi già in precedenza autosospeso da componente della Commissione Regionale Antimafia”.

Dopo l’inchiesta antimafia sulla cosca di Licata (Ag), Leo Taroni, sovrano gran commendatore della Massoneria, ha disposto la radiazione di Lucio Lutri, quarto grado del rito scozzese antico e accettato, e si è detto disponibile per qualunque chiarimento si rendesse necessario con l’autorità giudiziaria. Taroni ritiene che in un “momento così delicato per il Paese, anche se non sono mancati errori giudiziari, bisogna credere a quelle toghe che hanno saputo resistere al fascino di un altro potere ricco di palcoscenici e agiscono davvero per l’accertamento della verità processuale”.

Lucio Lutri, in servizio all’assessorato all’Energia, maestro venerabile della loggia palermitana “Pensiero e azione” è un uomo dalle tante facce. Gli altri indagati lo definivano il “dottore di Palermo” e per incontrarlo bisognava presentarsi “in giacca e cravatta”.
Lutri era un risolutore di problemi. Veniva chiamato in causa e attivava una rete di amicizie e conoscenze, tra le file dei massoni come lui, ma anche professionisti, avvocati e persino magistrati. Si mostrava spavaldo e sicuro della sua forza. Il fermo  è solo l’inizio di un’inchiesta che rischia di coinvolgere decine di persone, alcune delle quali stanno ai piani alti della burocrazia. Molte sono già chiaramente citate negli atti giudiziari, ma al momento non sono indagate.

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