GdF, sequestro preventivo di 1.100.000 euro eseguito nei confronti di Pecorino Giuseppe, pregiudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso

I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caltanissetta hanno eseguito, su delega della locale Direzione Distrettuale Antimafia, un provvedimento di sequestro preventivo – anche nella forma per equivalente – di beni e disponibilità finanziarie, per oltre un milione di euro, nei confronti di PECORINO Giuseppe, soggetto condannato nel 2013 per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso dalla Corte di Appello di Caltanissetta.

I finanzieri, dopo un attento monitoraggio teso a verificare le cointeressenze economiche della criminalità organizzata nel settore delle cave, hanno individuato alcuni anomali negozi giuridici che precedevano la compravendita tra PECORINO Giuseppe e una importante società trevigiana operativa nel settore estrattivo, per la cessione di alcuni terreni posti in località Santa Nicolella, nel territorio del comune di Agira (EN). La società – completamente estranea agli illeciti – con l’acquisizione dei terreni, avrebbe proceduto alla riapertura delle attività di estrazione di minerali. La vicenda, tra l’altro, era già stata oggetto di cronache giornalistiche, nazionali e regionali, in quanto i terreni insisterebbero in parte sul versante meridionale di Monte Scalpello, un sito di interesse storico-archeologico e naturalistico sottoposto a vincolo idrogeologico e paesaggistico.

Il PECORINO, già condannato per associazione mafiosa, al fine di eludere i successivi controlli patrimoniali e vanificare le misure cautelari che avrebbero potuto riguardare i suoi beni, aveva donato preventivamente al figlio (indagato in concorso con il padre per intestazione fittizia di beni ex art. 512 bis c.p.), subito dopo la condanna, i terreni che poi avrebbero dovuto essere oggetto di compravendita con la predetta società veneta. Gli stessi beni erano poi rientrati in suo possesso solo qualche giorno prima della stipula del contratto con la citata società, palesando il reale obiettivo dell’operazione.

Tra l’altro, lo stesso PECORINO aveva fittiziamente venduto al figlio altri immobili, per un importo di 450.000 euro, senza però incassare gli assegni con cui era stata concretizzata l’operazione. Anche tale ultima evidenza, pertanto, acclarava ancora una volta che le operazioni in argomento avevano carattere fittizio, tese ad alienare solo dal punto di vista formale i beni di PECORINO e finalizzate ad evitare i successivi sequestri patrimoniali che, a seguito della sua condanna per mafia, apparivano inevitabili.

Al fine di non attirare l’attenzione delle forze di polizia sull’operazione, lo stesso PECORINO aveva omesso di comunicare alla Guardia di Finanza le variazioni del suo patrimonio che si erano determinate alla luce dalle suddette cessioni e riacquisizioni di beni, prescrizione obbligatoria per i condannati per reati di criminalità organizzata, secondo quanto previsto dagli articoli 30 e 31 della Legge n. 646/1982.

Lo spessore criminale di PECORINO era già emerso nel 2011 nell’ambito dell’operazione “FIUMEVECCHIO”, nella quale emergeva quale figura di spicco di Cosa Nostra ennese; venne anche “raccomandato”, nel 1995, da Luigi ILARDO, cugino del noto boss Giuseppe MADONIA, come possibile capo provinciale. Peraltro dalle intercettazioni che portarono alla sentenza di condanna si evince il suo stretto e continuativo collegamento con Cosa Nostra catanese (area Santapaola).

Considerata la pericolosità sociale di PECORINO e il suo spessore criminale, atteso il ruolo apicale rivestito dallo stesso all’interno di Cosa Nostra, si è reso necessario, al termine delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ed eseguite dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta, agire con tempestività al fine di “congelare” il patrimonio illecitamente detenuto. Per i reati contestati a PECORINO, tra l’altro, i magistrati della DDA nissena hanno riconosciuto l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare l’organizzazione criminale Cosa Nostra (ex art. 416 bis 1 c.p.).

Le Fiamme Gialle nissene, su delega della locale Direzione Distrettuale Antimafia, dopo articolate indagini finanziarie sono riuscite così a decifrare ogni singola transazione e disvelare le intestazioni fittizie.

Con l’operazione odierna, che assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività, in prospettiva di una futura confisca, le ricchezze accumulate nel tempo dalla criminalità, sono stati posti sotto sequestro beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 1.070.000 di euro. Più in particolare, il sequestro comprende terreni, case rurali e immobili ad uso di civile abitazione, formalmente intestasti al figlio di PECORINO Giuseppe, per un valore di 450.000 euro e oltre 620.000 euro, da eseguirsi sulle disponibilità finanziarie e altri beni, quale sequestro per equivalente del provento della vendita dei terreni all’impresa trevigiana.

 

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