Facebook sospende 200 app. Una, da sola, ha esposto i dati di 3 milioni di utenti

Si chiama MyPersonality e ha raccolto informazioni sensibili dei fruitori del social che l’hanno utilizzata – come età, sesso, localizzazione e post in bacheca – per poi metterle a disposizione di terzi su un sito non sicuro. E in un libro di Jaron Lanier, i dieci motivi per cancellare i propri account.

UN’ALTRA app inguaia Facebook: stando a quanto riporta New Scientist, per ben quattro anni avrebbe lasciato esposti i dati di oltre tre milioni di utenti. Come l’app scandalo di Cambridge Analytica, si tratta sempre di un quiz della personalità sviluppato da alcuni docenti della Cambridge University, David Stillwell e Michal Kosinski. Si chiama MyPersonality e ha raccolto informazioni sensibili dei fruitori del social che l’hanno utilizzata – come età, sesso, localizzazione e post in bacheca – per poi metterle a disposizione di terzi su un sito non sicuro.
Si stima che circa sei milioni di persone hanno completato il test e circa 3.1 milioni hanno accettato di condividere i loro dati con gli sviluppatori. Un dataset invidiabile a cui potevano accedere i ricercatori accreditati. Peccato, però, che uno studente abbia pubblicato le credenziali per visionare queste informazioni su GitHub – piattaforma open source per lo sviluppo di programmi informatici – e, quindi, le abbia rese facilmente reperibili da chiunque. Un caso su cui, al momento, starebbe indagando il governo britannico. L’app risulta sospesa da Facebook dal 7 aprile scorso. Mentre uno degli autori, Stillwell nei giorni scorsi ha misteriosamente cancellato sia il proprio sito web che l’account Twitter. Ma contattato da New Scientist ha dichiarato che c’è stata almeno una violazione della sicurezza e Facebook era consapevole del progetto, avendo incontrato gli sviluppatori nel 2011.
Tutto succede nel giorno del primo vero giro di vite in casa Facebook per quanto riguarda le app. Sono duecento quelle che il social network ha sospeso perché potrebbero utilizzare in modo scorretto i nostri dati personali. A rivelarlo è la stessa compagnia in un post pubblicato sul blog aziendale. “C’è ancora molto lavoro da fare e ci vorrà del tempo”, scrive Ime Archibong, vice presidente delle partnership di prodotto. “Ma stiamo investendo molto affinché questa processo sia il più rapido e tempestivo possibile”.
Si tratta del primo risultato di un’indagine annunciata da Mark Zuckerberg lo scorso 21 marzo. Una mossa successiva allo scandalo Cambridge Analytica, società di consulenza politica che ha sfruttato i dati degli utenti Facebook per inviar loro messaggi elettorali mirati. Informazioni che la compagnia ha ottenuto proprio attraverso un’app, thisisyourdigitallife: un quiz della personalità creato dallo psicologo e matematico russo, Aleksandr Kogan.
Le iniziali stime parlavano di 50 milioni di persone finite nel calderone. Ma lo stesso Zuckerberg ha alzato l’asticella, ammettendo che sono stati 87 i milioni di profili coinvolti in tutto il mondo, fra cui 214mila italiani. Perché sono stati raccolti i dati non solo di chi ha fatto il test, in buona parte microlavoratori reclutati sulla piattaforma Mechanical Turk di Amazon, ma anche degli amici.
Un episodio che ha messo Facebook, accusata di non tutelare abbastanza le informazioni della propria comunità, alle strette. Zuckerberg è stato chiamato a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti in due audizioni e anche l’Unione Europea (dove il 25 maggio entrerà in vigore il Gdpr, cioè il nuovo regolamento per la privacy che al social potrebbe costare salato) ha chiesto di sentire il fondatore della rete blu, senza al momento ottenere risposta. “Una violazione grave della nostra fiducia”, ha ripetutamente definito il caso Mark Zuckerberg, che ha aggiunto: “Non deve ripetersi mai più”.
Da qui una serie di contromisure. Una presentata durante F8, la conferenza annuale degli sviluppatori di Facebook, si chiama Clear History ed è un servizio che ci permette di vedere le informazioni riguardo alle app e ai siti web con cui abbiamo interagito attraverso il nostro account e di cancellarle. Inoltre, potremo anche scegliere di disabilitare la collezione di questi dati attraverso il nostro profilo. L’altra è appunto un maggiore controllo sulle applicazioni Facebook.
“Abbiamo un grande team di esperti interni ed esterni all’opera per vagliare queste app il prima possibile – prosegue Archibong -. Al momento, ne abbiamo scrutinato migliaia e 200 sono state sospese, in attesa di una revisione ancora più accurata per capire se effettivamente abbiano o meno utilizzato male alcuni dati. Quando troveremo le prove, le banneremo e invieremo alle persone una notifica attraverso questo sito web”. Mostrerà agli utenti se loro stessi, o qualche loro amico hanno installato l’app che ha sfruttato le loro informazioni prima del 2015, come già successo per Cambridge Analytica.

Nel frattempo la campagna #DeleteFacebook, che da qualche mese infiamma una parte della comunità del web, riceve un’altra importante adesione: Jaron Lanier. L’informatico americano, un pionere della realtà virtuale ma anche una personalità molto critica nei confronti dei risvolti negativi dell’uso delle tecnologie, pubblicherà a fine mese il suo nuovo libro: Diecimotivi per cancellare i tuoi account social adessoUn saggio che non ha l’obiettivo di screditare i social network, ma di favorirne un utilizzo senza pericoli. Anche se il consiglio finale, “per ora”, è quello di starne alla larga. FONTE: http://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2018/05/14/news/cambridge_analytica_facebook_sospende_duecento_app-196397388/?rss

 

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