Regione: dopo 40 anni parte l’iter per rimuovere il sale dalla Miniera Bosco a San Cataldo

Sono scattate lunedì scorso le analisi sul sale situato nella Miniera Bosco a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. Si tratta del primo step del governo Musumeci per rimuovere il materiale ed evitare ingenti costi di smaltimento, auspicando al tempo stesso la nascita di un insediamento produttivo. Da problema che richiede uno sforzo economico per essere risolto, il caso potrebbe quindi diventare una possibile fonte di occupazione.
Il piano della Regione Siciliana prevede infatti che se le verifiche della ditta daranno esito positivo, attraverso una finanza di progetto si consentirà ai privati di recuperare circa 4 milioni di tonnellate di sale ammassato evitando di doverlo smaltire a un costo esorbitante. L’operazione di caratterizzazione, condotta su autorizzazione del tribunale di Caltanissetta dalla General Mining Research Italy Srl, dovrebbe durare circa due mesi e costerà all’azienda 45 mila euro.
L’ammasso salino dell’ex sito minerario è ubicato a valle degli ex impianti industriali esterni e dell’ex villaggio residenziale, lungo la strada provinciale che da Caltanissetta conduce a Mussomeli. Il materiale si trova in un’area di centomila metri quadrati nata dall’intensa attività della unità mineraria di Bosco-San Cataldo che dal 1960 al 1980 ha visto estrarre dai due pozzi della miniera circa 10 milioni di tonnellate di grezzi potassici.
L’assessore regionale all’Energia e Servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, nei mesi scorsi aveva accolto con favore la posizione non ostativa della magistratura per consentire i primi accertamenti da parte dell’azienda che, attratta dalla qualità del materiale, in caso di esito positivo utilizzerà il sale per scopi industriali, ad esempio come antigelo per le strade, con evidenti ricadute occupazionali per un lungo periodo.

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