“Dove va il Pd?”. Il documento della segreteria

CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Nella recente riunione di iscritti e dirigenti dell’Unione Comunale del Partito Democratico di Caltanissetta, tenutasi giovedì 24 Febbraio 2017, avente ad oggetto il quesito”DOVE VA IL PD?”, si è registrato, in tutti gli interventi, uno stesso senso di amarezza, rabbia e delusione.

In modo unanime, tuttavia, si è però convenuto sul fatto che il Partito Democratico, con tutti i suoi molti problemi interni, tra i quali le divisioni e lacerazioni figlie di correnti contrapposte, troppo spesso nocive all’interesse comune e preordinate solo all’affermazione del proprio peso politico, rappresenta, ancora, in questo paese, il più grande partito politico e uno degli ultimi spazi di reale dibattito democratico, trasparente e leggibile anche ai non addetti ai lavori.

La sensazione diffusa è che, da troppo tempo, si registra nel partito, nonostante il formale richiamo all’unità, una quasi assoluta incompatibilità sul piano delle strategie, dei contenuti e delle decisioni. Allo stesso tempo sembra si sia giocata, sulla testa degli iscritti e di chi ci mette giornalmente la faccia nel territorio, una lotta intestina, senza esclusione di colpi, funzionale solo a ridefinire rapporti di forza da potere spendere con l’approssimarsi della prossima tornata elettorale, e ciò al caro prezzo di aver allontanato i molti elettori e simpatizzanti che nel PD avrebbero voluto e dovuto trovare un luogo di elaborazione politica che desse risposte chiare ed immediate ai diversi problemi che affliggono la società italiana.

Per tutti noi, che abbiamo sperato e creduto nella nascita di questo nuovo soggetto politico, il PD, casa comune dei riformisti e progressisti, cattolici e laici, non è assolutamente prioritaria la data del prossimo congresso e/o delle prossime elezioni politiche. Riteniamo invece assolutamente necessario e prioritario definire con maggiore chiarezza i valori dello stare insieme, quale sia il futuro che immaginiamo per il nostro paese e per il Mezzogiorno d’Italia, con quali alleanze e con quali categorie sociali pensiamo di condividere questo percorso.

Altri temi che non possono essere dimenticati sono quelli relativi ad una rivisitazione più stringente del Codice Etico, a cui si devono attenere tutti gli iscritti al Partito Democratico, e alle norme statutarie interne, tra cui la separazione tra il ruolo di Segretario del partito con quello del Presidente del Consiglio, che devono regolare l’attività politica, la partecipazione democratica e il collegamento tra rappresentanze istituzionali e gli organismi interni.

Se il PD nasceva con una vocazione maggioritaria, ove nessuno spazio poteva esserci per le correnti interne, tanto più se fini ad equilibrismi, oggi non possiamo non constatare il fallimento di tale ambizioso progetto a causa di un proliferare di soggetti che, piuttosto che arricchire il dibattito ed il confronto politico interno, sembrano minare alla base, soprattutto nell’attuale scenario politico, proprio quell’idea fondativa.

Crediamo che questa nuova fase congressuale che si apre, prevista tra il 6 Marzo e il 7 Maggio 2017, debba rappresentare un nuovo inizio, un modo per correggere gli errori fatti e per costruire quel partito che ancora oggi, nel quadro politico attuale, riteniamo possa essere l’unico in grado di portare il nostro paese fuori dal “pantano”. Per fare ciò è indispensabile una leadership riconosciuta e autorevole, una visione chiara e maggioritaria, progressista e riformista, che conduca la nostra comunità verso condizioni di maggior benessere, senza dimenticare i ceti più deboli e chi ha bisogno di un aiuto. Per fare ciò è necessario riformare con intelligenza, non perdendo mai il contatto con le persone e le categorie sociali che hanno sempre creduto in noi.

Se si vuol consolidare il grande partito in cui crediamo non possiamo non fare chiarezza al nostro interno, anche e soprattutto sul tema delle possibili alleanze che ci consentano di avviare e continuare una importante stagione di riforme, contemperando il concreto rischio, già sperimentato, di perdere blocchi di consenso sociale.

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