PD: “La Giunta Ruvolo sviluppi una strategia di raccolta della frazione organica dei rifiuti urbani”

CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – In Città, nella zona B (esterna al Centro Storico), è stata avviata la raccolta stradale della frazione organica, mediante la sistemazione di circa 150 cassonetti metallici di colore grigio, del tutto identici a quelli accanto, destinati alla raccolta dell’indifferenziato. L’unica differenza tra i suddetti cassonetti è la presenza, in quello dedicato alla frazione umida, di un adesivo rettangolare, posto lateralmente, con la dicitura “ORGANICO”.

Come è facile prevedere tale raccolta genererà confusione e l’insuccesso è praticamente sicuro, con il rischio di rimanere tale anche dopo la prevista rimozione dei cassonetti destinati alla raccolta del secco non riciclabile (indifferenziato).

A tal fine sarebbe opportuno che l’Amministrazione attiva evidenziasse e segnalasse maggiormente la raccolta della frazione organica stradale (cartellonistica, delimitazioni ben evidenti, colorazione differenziata dei cassonetti o decorazioni attraverso “street art”, etc.) e realizzasse una martellante, necessaria e specifica informazione.

La raccolta selettiva dell’organico è strategica; incide infatti, nei rifiuti prodotti in ambito domestico, per oltre il 30% e, se non inquinata da altre frazioni (che la farebbero andare in discarica), ci permetterebbe di fare passi da gigante sulla percentuale complessiva di Raccolta Differenziata dei rifiuti urbani.

Inoltre, a proposito di organico, sarebbe utile che l’Amministrazione attiva stimolasse la realizzazione in città, come già fatto in altre realtà siciliane (es. Ferla e Augusta) di centri di compostaggio di comunità (per trasformare i rifiuti organici in compost), utilizzando quanto previsto dal Decreto Legge n°266 del 29 Dicembre 2016 (G.U. del 23/02/2017).

A titolo di memoria ricordiamo che attualmente i nisseni pagano per il conferimento della frazione umida organica, presso la stazione di trasferenza “Ecorecuperi” di Caltanissetta, € 110.00 tonn, a fronte di una produzione media procapite di circa 120 kg/annui.

Le compostiere di comunità, previste dal Decreto Ministeriale n. 266/2016, hanno l’obiettivo di colmare la mancanza, come nel nostro territorio, di grossi impianti di compostaggio e possono essere una valida soluzione per il trattamento dell’umido con notevoli riduzione dei costi.

Tale dispositivo consente ai cittadini di conferire presso centri di compostaggio di comunità, fino a un massimo di 130 tonn/annue, con una procedura molto snella.

L’attività di compostaggio di comunità può essere intrapresa infatti da un Responsabile di organismo collettivo, previo invio di una segnalazione certificata di inizio attività al comune territorialmente competente, che ne deve dare comunicazione all’azienda affidataria del servizio di gestione dei rifiuti urbani.

 

La norma prevede, all’interno delle suddette procedure facilitate, 4 diverse tipologie di impianti:

  • fino a 1 tonn/annua (circa 3 utenze familiari);
  • fino a 10 tonn/annue (impianti piccoli di taglia “T1”, circa 30 utenze familiari);
  • fino a 60 tonn/annue (impianti medi di taglia “T2”, circa 180 utenze familiari);
  • fino a 130 tonn/annue (impianti grandi di taglia “T3”, circa 390 utenze familiari).

 

Fino a 10 tonn/annue è possibile realizzare un compostaggio statico (tipo compostiera), mentre oltre tale limite è previsto il compostaggio elettromeccanico.

Quartieri, condomini, borgate, piccoli agglomerati, potrebbero realizzare quindi compostaggio di comunità (statico o elettromeccanico) in modo semplice e fruire degli sgravi previsti per la Tari.

Ai fini della riduzione della tassa rifiuti e dell’eventuale computo del compostaggio di comunità nella percentuale di raccolta differenziata da parte dei comuni, il Responsabile del Centro deve comunicare entro il 31 gennaio di ogni anno, al comune territorialmente competente, quantità in peso, relative all’anno solare precedente: dei rifiuti conferiti e del compost prodotto.

Per le apparecchiature di taglia piccola (T1) e per le attività di compostaggio di comunità con quantità complessiva di rifiuti annui conferiti inferiori a una tonnellata, la dichiarazione di cui sopra è effettuata sulla base di una stima ottenuta moltiplicando il numero dei componenti delle utenze conferenti per la quota media della frazione organica presente nel rifiuto urbano.
Ai fini della dichiarazione di cui sopra, in assenza di dati puntuali delle amministrazioni locali, relativi alla produzione pro-capite di frazione organica, il valore di frazione organica è considerato pari a 120 kg/abitante anno.

 

Per la buona applicazione del suddetto Decreto, seppur non espressamente previsto, il Comune dovrebbe realizzare un Regolamento comunale per l’effettuazione del compostaggio di comunità. La Comunità di utenti dovrebbe invece: individuare un Responsabile legale dell’impianto e un Conduttore dello stesso; comunicare al Comune il luogo, la tipologia dell’impianto (statico o elettromeccanico), la taglia, l’elenco delle utenze conferenti (ricadenti entro 1 km) e il piano di utilizzo del compost (1 tonn di organico produce circa 150 kg di compost, pari a circa 0,35 mc).

 

Nelle prossime settimane il Partito Democratico della città si farà promotore di un incontro specifico, aperto a chi fosse interessato, e attraverso i propri Consiglieri Comunali presenterà, in collaborazione con le altre forze politiche del Consiglio Comunale, una proposta di Regolamento Comunale.

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