Nord Italia, operazione nei campi rom: sequestrati beni per 9 milioni di euro

Per il fisco erano nullatenenti ma nella realtà vantavano un patrimonio di oltre 9 milioni di euro, accumulato in oltre 30 anni, tra appartamenti, terreni, auto, moto, società, attività commerciali e conti correnti. L’operazione moluri, termine utilizzato dalla comunità rom per indicare i militari, ha portato al sequestro di numerosi beni nel campo nomadi di Bolzaneto, quartiere di Genova, e in quelli del Milanese, Vercelli, Carrara e Lodi.

Come riporta Milano Today, il blitz, coordinato dal sostituto procuratore Federico Manotti, si è concentrato in particolare sull’esecuzione di 13 misure di prevenzione patrimoniale nei confronti di altrettante famiglie rom, provvedimenti cautelari emessi dalla procura nel caso in cui si riscontri una pericolosità sociale e una discrepanza tra i redditi dichiarati e quelli di fatto posseduti. Le persone coinvolte nell’operazione dichiaravano reddito pari a zero o poco più e indicavano come attività lavorativa la raccolta di rottami. In realtà possedevano diverse società che gestivano l’acquisto e la vendita di immobili e terreni e attività commerciali come ristoranti e pizzerie, tutti tra Genova, Asti, Vercelli, Carrara e Lodi.

Delle sessanta persone finite nel mirino dei carabinieri e della guardia di finanza, 15 hanno ricevuto misure di prevenzione e altre 35 sono risultate prestanome cui erano intestati gli immobili, i conti correnti in posta e in banca, le società e le attività commerciali. L’operazione è iniziata dopo l’arresto di alcuni soggetti per furti in abitazione e ha portato al sequestro di 22 immobili tra le province di Genova (Cornigliano, Pontedecimo e Serra Riccò), Milano, Carrara, Vercelli e Asti, oltre a 52 terreni su cui le famiglie avevano già costruito, progettavano di costruire o avevano installate roulotte e camper, 22 automobili, 16 camper e 7 moto, oltre alle 2 società che gestivano compravendita di immobili, attività commerciali e veicoli, e a 89 tra conti correnti e libretti di deposito.

Il prossimo 23 marzo si terrà la prima udienza davanti al giudice, durante la quale le 15 persone destinatarie delle misure di prevenzione potranno spiegare la provenienza dei beni non dichiarati, cui seguirà un eventuale confisca definitiva. Il tribunale ha intanto già nominato un curatore, che si occuperà di gestire i proventi delle attività commerciali in attesa dell’esito del processo.

fonte Il Giornale.it

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