Nebbia. A Calma-Nissetta

CALTANISSETTA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Sabato 4 febbraio una nebbia morbida e bianca cingeva la città di Calma-Nissetta, come un piccolo mare. Un mare timido e incerto.  Un mare sospeso tra valli e colline. Tra case e palazzi. Tra torri e castelli, persino. Un mare sospeso tra illusioni e ambizioni. Quelle rimaste, ovviamente. Da queste parti.

Venerdì sera (3 febbraio), al Centro culturale polivalente “Michele Abbate”, abbiamo partecipato all’eterno rito dell’autoassoluzione: sindaci e cittadini, con la partecipazione straordinaria di eminenti giornalisti. Rito celebrato sotto le buone insegne di don Luigi Sturzo, con lo slogan “Una città in attesa”. Pubblico prevalentemente anziano. Anziano e stanco. Afflitto – direi –  da una peculiare, cronica stanchezza. Fisica e morale. Certo, qualche giovane consigliere comunale di belle speranze c’era, ma a prevalere era la stanchezza. La vecchiezza. La mancanza di spirito, di energia. E comunque pure – diciamolo – una certa rabbia, un certo rancore da parte dei cosiddetti “commercianti”: ovvero coloro che sopravvivono con le loro residue botteghe in quel parco urbano delle occasioni perdute che definiamo “centro storico”. Le consuete recriminazioni ma, questa volta, unite a vistose proteste. Le consuete risposte. Tutto molto prevedibile. Scontato, direi. Come gli sconti degli sconti di fine stagione delle citate botteghe. Ad ogni modo, né Giovanni (Ruvolo), né tanto meno Michele (Campisi) e Salvatore (Messana), hanno perso il loro accattivante, ineffabile sorriso. Assente – all’incontro – l’ex sindaco Giuseppe Mancuso.

Cos’altro dire? Di certo tante cose si potrebbero dire. Tante cose si potrebbero ricordare, proporre, affermare. Ma almeno qualcosa intendo dirla, ribadirla, in questa occasione. Calma-Nissetta: una città ostaggio – da troppi anni – di una borghesia miope e meschina. Irresponsabile. Capace comunque di accaparrarsi ogni risorsa disponibile. Capace di qualunque speculazione. Di qualunque mistificazione. Una classe dirigente inadeguata, fallimentare. Inevitabilmente. Ancora una volta un’inesorabile nostalgia del futuro ci assale. Non possiamo farci niente. E’ così. E comunque, qui, a Calma-Nissetta, ridente cittadina del “Centro-Perso”, conserviamo un certo stile. Una certa nebulosa eleganza collinare. E poi, grazie a Dio, ci sono “gli stranieri” a farci sentire importanti. Superiori.  E questo, in fondo, ci basta.

Leandro Janni

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