Italia Nostra. Oltre il “niente” che uccide la Sicilia

Danni e devastazioni in Sicilia. E vittime. La casa travolta dal fiume
Milicia, a Castelldaccia, era abusiva. Questa la nuda e cruda verità di
una tragedia che ha provocato nove morti. Due famiglie. L’ennesima
tragedia, in Sicilia, a causa di un abusivismo edilizio tanto pervasivo
quanto ottuso, ostinato. Sappiamo benissimo di chi siano le
responsabilità: dei cittadini, certo, ma anche e soprattutto di certa
politica, di certi amministratori. «E’ il niente che uccide in
Sicilia» afferma Pietrangelo Buttafuoco, facendo riferimento
all’insostenibile, sconcertante inerzia delle istituzioni regionali.
All’inerzia della Regione Siciliana. Dunque, dello Stato. Sappiamo
anche che i pochi amministratori, i pochi sindaci che si sono opposti a
questo stato di cose (tra questi l’ex sindaco di Licata Angelo Cambiano)
hanno messo a repentaglio la propria vita e quella dei familiari. Hanno
visto interrompere bruscamente la proprie carriere politiche.
Viviamo, abitiamo in un Paese che, negli ultimi decenni, ha registrato
migliaia di alluvioni e frane. In media un episodio ogni giorno e mezzo.
In soli cinquant’anni i fenomeni naturali hanno provocato circa 4.000
morti, mediamente 7 morti al mese. In Sicilia il 70 per cento del
territorio è a rischio idrogeologico. Certo è che la prima e più
importante opera da realizzare per il Paese, per l’Isola, è la messa in
sicurezza del territorio. Lo abbiamo detto tante volte e oggi non possiamo
che ripeterlo. E invece si continuano a concepire e a realizzare opere
faraoniche e insostenibili. Spesso inutili. E a pensare e nuovi condoni
edilizi. La Sicilia, invece, avrebbe bisogno, prioritariamente, di un
grande progetto di riqualificazione del territorio: liberare le aste
fluviali e le foci dal troppo cemento che le ha invase, delocalizzare gli
edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili, consolidare i
versanti delle montagne e delle colline con interventi di rinaturazione e
rimboschimento. E poi un imperativo categorico: consumo di suolo zero.
Insomma, è necessaria una svolta seria, concreta, efficace nella gestione
del territorio, che ridia ruolo e valore agli strumenti di programmazione
e pianificazione urbanistica e paesaggistica e li impronti a criteri di
tutela, equilibrio, sostenibilità ambientale. E’ altresì necessaria
una svolta nelle politiche di protezione civile, che devono prevedere
anche efficaci e tempestive azioni di prevenzione, laddove è necessario.
Dobbiamo uscire da questo “niente”, prima che sia troppo tardi.

Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

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